La Valle del Belìce presenta una geografia estesa su tre province (TP-PA-AG), toccando la costa
trapanese e quella agrigentina a Sud; con aree interne che hanno tanto in Castelvetrano (Trapani)
quanto in Sciacca (Agrigento) i centri di polarizzazione di primo livello, ma che comprende anche
alcuni comuni della provincia di Palermo, nell’asta superiore del fiume Belice. Il territorio del GAL
abbraccia 12 comuni: Caltabellotta, Contessa Entellina, Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna,
Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa.
Per gran parte di questi comuni, a partire dal terremoto, si assiste al dimezzamento numerico dei
residenti. Nel complesso si tratta di un territorio che nel 2011 conta 68.495 residenti, ma che ha
conosciuto nel corso degli ultimi 50 anni una diminuzione della popolazione complessiva (-8%),
motivata soprattutto da uno spostamento dei residenti dai centri più interni a quelli costieri.

Economia
Dal punto di vista delle attività economiche, il territorio belicino si contraddistingue per la forte vocazione agricola, incentrata su viticoltura e olivicoltura a tal punto da potersi parlare di un’agricoltura bi-colturale. A testimonianza di ciò, si segnalano la presenza di consorzi di tutela per le produzioni vinicole e olivicole (sia olio che olive da mensa), numerosi produzioni a denominazione di origine certificata.

Il comparto industriale ha un ruolo abbastanza residuale nell’economia belicina, ed è rivolto
prevalentemente alla lavorazione dei prodotti agricoli (prevalentemente vino, olio e formaggi): il
40% delle imprese del settore opera nel comparto agro-industriale con una forte concentrazione nel
settore del vino dove si possono però annoverare alcuni dei protagonisti assoluti, non solo a livello
regionale (Cantine Settesoli, Cantine Colomba Bianca, Cantina Ermes, Aziende vinicole
Planeta.etc). Lo sviluppo del settore turistico nella zona è per lo più limitato alle aree costiere e
ancora molto legato all’offerta turistico-balneare (con la vicina Marinella di Selinunte, esterna
all’area GAL, che raggiunge punte di 350.000 presenze turistiche all’anno). Invece nel territorio del
GAL il settore turistico si caratterizza, con poche eccezioni, per una spiccata vocazione agrituristica
(anche se non ancora sostenuta da un’offerta quali-quantitativa adeguata) e comunque per un
turismo (anche balneare, come nel caso di Menfi) che non punta sui grandi flussi, ma al contrario
sulla bellezza del territorio e delle sue produzioni e su una clientela in grado di apprezzare entrambi.

Dal punto di vista Storico-culturale il territorio è caratterizzato, dalla presenza di numerose stratificazioni storiche, testimoniate dalle numerose Aree Archeologiche di epoca neolitica (Contrada Stretto a Partanna, Monte Polizo a Salemi), di epoca elima (Entella), oltre che dalle testimonianze di epoca greco-punica (es. Monte Adranone a Sambuca di Sicilia), spesso collegate alla vicina Selinunte (di cui il Belìce rappresentava l’entroterra). I
n epoche più recenti sia la dominazione araba che quelle successive hanno lasciato
numerose tracce rinvenibili sia negli antichi borghi di cui è punteggiato il Belice (Salemi, Sambuca
di Sicilia, Partanna, Caltabellotta) sia nelle gestione dell’agricoltura (ivi compresa la gestione delle
acque per l’irrigazione). In questo ambito va citata la peculiarità di Contessa Entellina, primo
insediamento albanese in Italia (1450), che mantiene ancora vive le tradizioni culturali e religiose
(ortodosse) originarie. Le rimanenti città del Belice sono accomunate dall’essere per lo più città di
nuova fondazione (sorte agli inizi del ‘600 con “licentia popolandi” concessa dal governo
spagnolo).Agli inizi degli anni ’60 la storia del Belice (da sempre accomunata dall’uso del fiume),
diventerà famosa anche a livello internazionale, per le iniziative di comunità e le analisi sociali
portate avanti da Danilo Dolci e Lorenzo Barbera con il loro Centro Studi per la Piena Occupazione
della Sicilia Occidentale, che possono essere considerate fra le antesignane di tutto il movimento
teorico e pratico dello sviluppo locale in Italia e in Europa. Il terremoto del 1968, oltre a distruggere
gran parte delle città del Belice, coprirà per lungo tempo anche quella storia di riscatto sociale, che però negli ultimi anni è stata di nuovo riscoperta e valorizzata come elemento culturale fondante della moderna comunità belicina.

Il paesaggio della Valle del Belìce è innanzi tutto un paesaggio rurale, ovvero un territorio
caratterizzato da una storia e da una economia strettamente legate all’agricoltura. L’uso umano e
la cura del territorio hanno, pertanto, determinato nei secoli il paesaggio della Valle e ne sono
testimonianza i numerosi elementi del patrimonio edilizio rurale, tra i quali i numerosi bagli e i
sistemi dei mulini lungo i fiumi e torrenti. Il tema della fruizione integrata e della valorizzazione è
centrale anche per i sistemi naturali, strutturati intorno alle Riserve Naturali Regionali ed ai siti
della Rete Natura 2000 (in particolare le due Riserve della Grotta di Entella e delle Grotte di
Santa Ninfa) che rappresentano componenti connotanti del paesaggio della Valle del Belìce. A
queste aree di tutela e fruizione si aggiungono le aree demaniali attrezzate, che costituiscono una
ulteriore risorsa per la fruizione naturale del territorio (es. Monte Finestrelle, Bosco Magaggiaro,
Bosco Sinapa, Monte Genuardo, Parco dei Monti Sicani, etc).
Anche in questo caso è necessario procedere verso la realizzazione di azioni di integrazione,
oltre che di valorizzazione. In questo senso, si possono individuare cinque sistemi di aree naturali:
l’arco costiero, il sistema dei rilievi di Santa Ninfa e Gibellina, i rilievi di Salemi e l’area sicana e il
corso del Fiume Belice. A queste potrebbe aggiungersi il lago Arancio, opportunamente attrezzato.
Un fattore essenziale per la costruzione di un sistema integrato di fruizione e valorizzazione è
rappresentato dalla realizzazione e dall’attrezzatura di un sistema di percorsi verdi della mobilità
lenta. La realizzazione di un sistema integrato di percorsi verdi per la Valle del Belìce può
facilitato dall’attivazione di un progetto di cooperazione regionale della mobilità dolce, essendo il
territorio della Valle del Belìce attraversato da diverse linee ferroviarie a scartamento ridotto,
dismesse da decenni, che potranno essere riconvertite in percorsi verdi, le cosiddette “greenways”.

Fabbisogni di intervento delle filiere agroalimentari
La filiera cerealicola : la produzione cerealicola riveste nel territorio del G.A.L. Valle del Belice
un ruolo produttivo molto importante. I principali fabbisogni di intervento che il settore necessita
sono quelli di favorire la concentrazione dell’offerta di prodotto primario al fine di contenere i costi
di produzione e realizzare economie di scala, favorire l’adozione dei moderni strumenti di
rintracciabilità e di certificazione per la valorizzazione delle caratteristiche qualitative delle
produzioni cerealicole, migliorare le condizioni di approvvigionamento delle sementi, incentivare la
creazione di strutture di stoccaggio, favorire interventi di riammodernamento strutturale e
tecnologico delle imprese di trasformazione, incentivare rapporti contrattuali diretti tra produttori ed
utilizzatori della materia prima al fine di accorciare la filiera.

La filiera olivicolo-olearia: la produzione olivicolo-olearia rappresenta una delle eccellenze
agroalimentari più importanti e identitarie della Valle del Belice sia per quanto riguarda la
produzione di olio extravergine che di olive da mensa. Per entrambi le produzioni è stato
riconosciuto il Marchio DOP (Olio Extravergine e Olive da mensa Nocellara del del Belice)I
principali fabbisogni di intervento che il settore necessita sono quelli di valorizzare le peculiarità
delle produzioni e affermare la valenza multifunzionale dell’olivicoltura; migliorare
l’imprenditorialità degli olivicoltori; incentivarne il ringiovanimento e ridurre la polverizzazione
dell’offerta attraverso il ricorso all’associazionismo; incentivare gli accordi verticali di filiera tra i
produttori (singoli ed associati) e le aziende confezionatrici; mettere in atto opportune strategie di
promozione e commercializzazione stimolando la sensibilità dei consumatori nei riguardi delle
produzioni di olio di qualità (Tracciato, Biologico, DOP ecc.); favorire l’introduzione di sistemi di
qualità e tracciabilità; incentivare la diversificazione delle produzioni attraverso impieghi alternativi
rispetto al solo ambito alimentare (nel settore cosmetico e farmaceutico).

La filiera vitivinicola: la vitivinicoltura assieme alle altre legnose (olivo e alberi da frutta) è la
coltivazione agraria più diffusa del comprensorio del G.A.L. In questo settore, più che in qualunque
altro, il Belice esprime a pieno la sua capacità produttiva di qualità, unita ad una notevole capacità
di trasformazione e commercializzazione. Grande parte delle produzioni ruotano attorno a 3 grandi
realtà cooperative che hanno da tempo deciso di puntare sulla produzione di qualità (Cantine
Settesoli, cantine Colomba Bianca, Cantina Ermes). La produzione di qualità è costituita da 7 vini
DOC (Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Marsala, Salaparuta, Sambuca di Sicilia e S.
Margherita di Belice) e 3 vini IGT (Salemi, Sicilia, Valle Belice). Accanto alle gradi cooperative si
è sviluppata una varietà di piccole aziende vitivinicole che hanno scelto la strada
dell’imbottigliamento e della produzione di qualità. I fabbisogni del comparto sono
prevalentemente legati al miglioramento della gestione dei processi produttivi (con un crescente
orientamento al biologico), alla realizzazione di economie di scala e di filiera nella gestione delle
aziende agricole e nel sostegno alla promozione dei prodotti.

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