Santa Margherita di Belice

Fondata nel 1572 dal Barone Antonio Corbera, antenato dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sorge nella zona sud-occidentale della Sicilia, tra i fiumi Belìce, Senore e Carboj, alla confluenza delle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Confina, con i comuni di Salaparuta (TP), Contessa Entellina (PA), Sambuca di Sicilia, Menfi e Montevago (AG).

Nel suo territorio si trovano testimonianze di insediamenti sicani, greci, romani e arabi. Nel 1610 il Re Filippo III autorizzò il barone Girolamo Corbera, nipote del fondatore, a dare al paese il nome di Santa Margherita. I Principi Filangeri, succeduti ai baroni Corbera, diedero impulso al paese con la costruzione di diversi edifici e facendone aumentare la popolazione. Tra i Filangeri di Santa Margherita di Belìce si annoverano tre vicerè di Sicilia: Alessandro I, Alessandro II e Nicolò I che nel 1812 ospitò nel Palazzo di Santa Margherita, per circa tre mesi, il Re Ferdinando, la regina Maria Carolina (la Donnafugata) e il principe Leopoldo di Borbone.

Dall’ultima principessa Filangeri, Giovanna e dal principe Lucio Mastrogiovanni Tasca d’Almerita nacque Giuseppe. Furono i ricordi di Santa Margherita che Giuseppe Tomasi definì “Il Paradiso Terrestre e Perduto della mia infanzia” a ispirarlo per la stesura de “I Racconti” e de “Il Gattopardo”. Questi scritti contengono tante descrizioni dell’ambiente e dei personaggi che furono mete di gite deliziose nella sua infanzia: Misilbesi, Dragonara e Madonna delle Grazie.

Santa Margherita rappresenta nel mondo tomasiano la Sicilia del feudo: legato però al felice ricordo dell’infanzia e dell’amatissima madre, Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, alla cui famiglia apparteneva l’enorme palazzo in cui Giuseppe trascorreva l’estate e su cui ricalcò in gran parte la casa di Donnafugata del Gattopardo. Oggi, ricco di innumerevoli stanze e cortili, di uno spazio teatrale, di un ombroso giardino, è sede ufficiale del Parco.

Le attrattive principali sono legate al palazzo del Gattopardo, al meraviglioso Parco del Gattopardo Cutò di Filangeri, con le sue fontane e le sue rare essenze arboree, alla Villa Comunale con un pittoresco belvedere, alla Chiesa Madre o SS.Rosario, rifatta nel ‘700 e ornata di stucchi del Sesta e di dipinti del Meli. La città, che ha conquistato attori, registi, scrittori e poeti di fama internazionale, nonostante è stata seriamente distrutta dal terremoto del 1968, conserva ancora il suo misterioso fascino.

Santa Margherita è un centro prevalentemente agricolo. La vitivinicoltura rappresenta il settore produttivo trainante per l’economia margheritese. Altra coltura tipica della zona, è quella dell’olivo. Ma di certo è il ficodindia che trova a Santa Margherita di Belìce il suo habitat naturale. In questa area soleggiata, dalla natura rigogliosa, dove scorre il fiume Belìce, la coltivazione del ficodindia è una tradizione secolare.

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